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Cartàstraccia – Ennio Morricone

CARTASTRACCIA

Il libraio di Altaforte racconta..

Capitolo 24 – Ennio Morricone

Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori.

Questa l’Italia che amava Ennio Morricone e che ha voluto incarnare con le note delle sue colonne sonore, pura poesia, tutta italiana, che da sempre apre e anima i cuori.
Lo amava, questo paese troppo spesso dimentico di se stesso, lo amava incondizionatamente per la storia del nostro Risorgimento, per la sua eredità nazionale, per il suo valore eroico e simbolico.
Il suo sogno, scriveva, era reinterpretare l’Inno di Mameli che, se forse musicalmente meno potente di quello tedesco, francese o russo, racchiudeva nelle parole, nella storia, nelle immagini che evocava tutta la potenza, vera, reale, concreta, di un popolo che ha sempre saputo orientare e dominare i destini del mondo. Che ha sempre saputo, anche nei momenti più bui, ri-sorgere più forte a nuova vita.

ennio morricone - altaforte edizioni

Immaginatevelo Morricone, mentre dal contralto dirige ottoni, violini, fiati, contrabbassi e le voci limpide, chiare e forti del coro.

Immaginatevelo al centro dell’orchestra, anzi, immaginatevelo come centro stesso dell’orchestra che al movimento della bacchetta si dispone, si ordina e crea con le note delle sue musiche suggestioni ed emozioni nella mente di chi ascolta rapito.


Perché il Genio italiano è questo: creare, plasmare, ordinare una melodia attraverso cui infondere un’immagine, un sentire ed Ennio Morricone in questo era maestro: mai scontato, mai banale. Esempio principe di quel popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori che ha stupito e continua a stupire il mondo con la sua forza e la sua bellezza.


Non è un caso che il suo sogno più grande fosse reinterpretare musicalmente l’Inno di Mameli. Lo ammise, con commozione, in un’intervista al Corriere, conscio di ciò che parole apparentemente semplici rappresentavano: la storia del nostro Risorgimento, la sua eredità nazionale con quel mondo di eroici simboli che si ricollegavano a ben più antica tradizione. 

E lui, italiano mai dimentico di se stesso, che non ferma le lacrime di fronte alle immagini abiette di piazzale Loreto, simbolo di un paese tradito, quella storia non la vuole dimenticare e ci ricorda, con i movimenti delicati della bacchetta, che questo nostro popolo può ancora ergersi in piedi e mostrare al mondo il suo genio e il suo spirito che, anche nelle notti più buie, ha sempre saputo ri-sorgere ed ergersi, una volta di più, in piedi sulle macerie lasciate da chi ha provato a distruggerne l’identità.

Ora spegnete tutto tranne la colonna sonora di Once Upon a Time… The Revolution e fatevi accompagnare dalla voce eterea di Edda in un mondo creato da chi ha saputo incarnare il Genio.

Lorenzo Cafarchio

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