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Cartàstraccia – George Orwell

CARTASTRACCIA

Il libraio di Altaforte racconta..

Capitolo 14 – George Orwell

Era un luminoso e freddo giorno di aprile e gli orologi battevano 13 colpi.

George Orwell se lo sente davvero addosso il freddo mentre con la macchina da scrivere fa percorrere a Winston Smith i pochi metri che lo separano dall’ingresso degli Appartamenti Vittoria.
Fa freddo davvero nella Room 101 della BBC e, anche se sui muri dell’emittente radiofonica non c’è nessun manifesto né nessuno slogan, lo scrittore sa comunque che il grande fratello vi guarda. Lo guarda e lo sa benissimo: il suo nome è sulla lista dei servizi di sua Maestà dal 1936.
Sospira, ritorna nei panni di Winston Smith che, intanto, si è cucito in viso un’espressione di sano ottimismo, l’unica che è consigliabile mostrare quando ci si trovava davanti al teleschermo.
Non può fare altrimenti, se non ripetere gli slogan del partito, attenersi alle verità del partito, dimenticare quello che decide il partito.
Funziona così, il mondo che descrive Orwell ed è un mondo orribile in cui nessuno vorrebbe mai vivere.
“Vorrebbe”, e il problema sta proprio qui.

In un luminoso e freddo giorno di aprile in cui un Signor Rossi qualunque rientra a casa e si siede, in trepidante attesa e con un’espressione di sano ottimismo, di fronte al teleschermo per non perdersi la nuova diretta del Premier Conte, in programma alle 20.20.

Pensa come vuoi ma pensa come noi.

 

 

La guerra è pace.
La libertà è schiavitù.
L’ignoranza è forza.

La Room 101 della BBC non è delle più accoglienti: una grigia e fredda sala dove si tengono monotone e inutili riunioni. Un ordinario piattume senza nulla di particolare se non fosse per quella nota stonata che risponde al nome di George Orwell.
È una nota stonata per tutti, troppo a sinistra per alcuni, troppo a destra per altri ma alla fine poco importa: tutti, indistintamente, sono sotto l’occhio vigile del Grande Fratello.
Se lo immagina, Orwell, nel suo 1984 quando, battendo i tasti sulla macchina da scrivere, fa percorrere a Winston Smith i pochi metri che lo separano da quell’incavo della parete, l’unico posto in cui può nascondersi dal teleschermo che lo controlla ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.
L’unico posto in cui può togliersi quell’espressione di sano ottimismo richiesta dal partito.
Il suo angolo di mondo vero.

Era un luminoso e freddo giorno di aprile e gli orologi battevano 13 colpi.

È orribile la società descritta da Orwell, fatta di automi, di paura, di assenza di domande. Un ubriacatura collettiva, magari ottenuta a sorsi di Gin Vittoria, che culmina ogni giorno nei due minuti d’odio contro quei nemici creati ad hoc per incanalare la frustrazione popolare.
Poi si ritorna tutti alle proprie mansioni, sempre con quell’espressione di sano ottimismo, l’unica che è consigliabile mostrare quando ci si trovava davanti al teleschermo.
Un futuro distopico, estremizzato, irreale. Eppure…
Eppure l’unico errore fatto da Orwell probabilmente riguarda la data: 1984.
Sì, perché nelle grandi democrazie del 2020, tanto attente ai diritti, poco ci si allontana da quelle che, leggendo, ci sembrano realtà assurde e inconcepibili.
Abbiamo, sotto altri nomi, lo stesso Ministero della verità, lo stesso reparto finzione, gli stessi addetti che riscrivono e decidono cosa è vero e cosa è falso.
A loro discrezione.
Abbiamo il teleschermo dove chiedono ai cittadini, ormai spossati, di mantenere quel sano ottimismo nei confronti dell’operato del Governo. Abbiamo i due minuti di odio, quelli contro il capro espiatorio del momento: il runner, l’anziano che esce più volte per fare la spesa, la madre che scende in giardino a giocare col figlio, l’opposizione.
Abbiamo tutto, compresi i delatori che denunciano alla psicopolizia i colpevoli di psicoreato.

«Sei colpevole?» chiese Winston.
«Ma certo che sono colpevole!» gridò Parsons lanciando uno guardo servile in direzione del teleschermo. «Non crederai mica che il Partito arresterebbe un innocente!».

È un luminoso e freddo giorno di aprile e tu stai rientrando a casa, veloce, mascherina addosso e sguardi sospetti verso chi ti circonda, anche se a distanza. Chiudi la porta e ti siedi, in trepidante attesa e con un’espressione di sano ottimismo, di fronte al teleschermo per non perderti la nuova diretta del Premier Conte, in programma a reti unificate.
Benvenuto nel 2020, Signor Winston Smith.

Pensa come vuoi ma pensa come noi.

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