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Cartàstraccia – Knut Hamsun

CARTASTRACCIA

Il libraio di Altaforte racconta..

Capitolo 22 – Knut Hamsun

Per favore, Dio, non abbandonarmi, per favore, Knut Hamsun, non abbandonarmi.

Prega John Fante per bocca di Arturo Bandini, il suo alter-ego nei fiumi di inchiostro di Chiedi alla polvere. Prega e invoca lui, Knut Hamsun, che riposava nell’oblio in cui la cultura del dopo-guerra aveva relegato chi non era allineato. Chi non aveva capitolato.
Si era macchiato, Hamsun, di una colpa grave, gravissima: quella di crede in un’Europa diversa, lontana dall’imperialismo inglese e dal materialismo sovietico. Non poteva essergli perdonata dai vincitori. Ed ecco che lui, scrittore e poeta senza eguali, viene trascinato ottantaseienne in un manicomio, come Pound, e le sue facoltà mentali dichiarate permanentemente danneggiate.
Eppure non cede. Scrive, continua a scrivere, poeta della natura, e ci ricorda, lui ormai anziano, la forza della giovinezza eterna che anima i cuori puri di chi non si è mai arreso.

Knut Hamsun - Altaforte Edizioni

Aveva 86 anni Knut Hamsun quando venne trascinato in manicomio. Lui, letterato e scrittore senza pari, vincitore del premio nobel per la letteratura, imprigionato in un ospedale psichiatrico, come una bestia.


Toccò a tanti nel dopoguerra, Pound addirittura venne messo in gabbia ed esposto alle intemperie. Non potevano, i vincitori, accettare l’idea che menti così brillanti potessero sopravvivere. Dovevano piegarli in ogni modo, con ogni mezzo, anche torturando un vecchio.
Non bastò.

Continuò a scrivere Knut Hamsun e non capitolò mai, fedele a quell’idea di Europa diversa, così distante dall’imperialismo inglese prima, americano poi e dal materialismo russo che poco spazio lasciavano ai sogni.
Lui, che era poeta della natura, non poteva adeguarsi a un mondo che aveva messo la macchina al suo centro e non voleva farlo, nonostante l’età forse gli suggerisse di smettere di combattere.
Il fatto è che non può smettere di combattere chi porta in sé la scintilla di un fuoco che brucia da millenni e che all’animo dona infinita giovinezza e primavera.
Non smise dunque Hamsun e pagò caro questo suo affronto al nuovo mondo che avanzava. Gli distrussero, i liberatori, la biblioteca, bruciandogliela davanti agli occhi. Lo torturarono, dichiararono le sue facoltà mentali irrimediabilmente compromesse, ubriachi di quell’effimera vittoria che gli era stata concessa.


Lo relegarono nell’oblio.
O almeno così credevano.

Aprii una valigia e tirai fuori una copia di Fame di Knut Hamsun. Era un oggetto conservato gelosamente, sempre con me dal giorno che lo avevo rubato alla biblioteca di Boulder. Lo avevo letto tante di quelle volte, che potevo recitarlo… mi sedetti davanti alla macchina da scrivere e mi soffiai sulle dita. Per favore, Dio, non abbandonarmi, per favore, Knut Hamsun, non abbandonarmi.

Ask the dust, Chiedi alla Polvere. John Fante è uno dei più famosi autori americani e Ask the dust il suo romanzo più importante. Fante amava a tal punto Hamsun da parlarne nel libro il cui titolo, del resto, deriva tutto dal Pan dell’autore norvegese.
Un piccolo sassolino, quello di Fante, lanciato in uno stagno e che, man mano, crea onde sempre più grandi, arrivando a Bukowski, anche lui innamorato del norvegese, fino a spezzare quel muro di oblio che era stato costruito intorno ad Hamsun come la peggiore delle prigioni.

Le dissi che Knut Hamsun era il più grande scrittore del mondo. Lei mi guardò, stupefatta che avessi sentito parlare di lui, poi si dichiarò d’accordo. Ci baciammo lì sulla veranda.

Ed ecco che le mura si crepano, lasciano intravvedere la luce e il ricordo di uno spirito d’altri tempi che ancora oggi affascina e si lascia riscoprire, vivo, gioioso, giovane.
Invitto.

Lorenzo Cafarchio

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