Cartastràccia – Francesco Baracca
- 04 Gennaio, 2021
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CARTASTRACCIA
Il libraio di Altaforte racconta..
Capitolo 46 – Francesco Baracca
Il cielo plumbeo e sotto le trincee che seguono la linea del fronte.
Francesco Baracca aveva ben chiaro quel paesaggio, terribile e bellissimo, che stringe il cuore in una morsa mentre sale l’adrenalina della battaglia.
Una battaglia aerea per lui che, asso degli assi, aveva rivoluzionato il modo di volare dell’aviazione italiana.
Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia,
E quale simbolo migliore per lui se non il cavallino rampante? Nero su sfondo bianco, sfrecciava nei cielo scatenando il panico tra gli aviatori austriaci.
Nessuno poteva eguagliarlo, lui e con lui tutta la squadriglia degli Assi da Guido Keller, che troveremo qualche anno più tardi a Fiume, al sergente Nardini, da Adriano Bacula, sepolto come Keller al Vittoriale, a Fulco Ruffo.
Nessuno, fino a un maledetto giorno di giugno quando, nei cieli di Nervesa, il velivolo di Baracca precipita colpito dal fuoco nemico.
Si dice che, tra le fiamme, tirò fuori la pistola e se la puntò alla tempia, sparando, per non morire bruciato né cadere in mano al nemico.
E in mano al nemico non cadde perché, qualche giorno più tardi, fu il suo ultimo compagno di volo, il capitano Osnago, a trovarne il corpo.
Niente in manco al nemico.
Qualche anno più tardi, nel 1924, Enzo Ferrari ricevette dalla madre dell’aviatore l’autorizzazione ad utilizzare il cavallino sulle sue monoposto. Francesco Baracca sfrecciava ancora.
Di Lorenzo Cafarchio