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Cartastràccia – Duilio Cambellotti

CARTASTRACCIA

Il libraio di Altaforte racconta..

Capitolo 30 – Duilio Cambellotti

Si sente a suo agio, il Duce, tra i contadini, tra quel “popolo minuto” abitante dei pagi, che diventa depositario delle più belle virtù sociali.

E si sente a suo agio nell’immensità dell’Agro Romano anche Duilio Cambellotti che, con il suo carattere selvatico, poco aveva da spartire con la frenesia della città, tanto lontana dai riti dalle tradizioni ancestrali di quella cultura rurale che il fascismo risolleva e innalza ad esempio.
Riscopre Cambellotti i simboli e i miti più sacri delle genti italiche che rinascono con la riconquista della terra. Li riscopre e li traccia nelle sue incisioni, nelle sue tele e simbolo, semplice e perfetto, del Comitato per le scuole dei contadini dell’Agro Romano: il vomere che regge il libro.
Il vomere che regge la civiltà.

Sentivo che tutte quelle cose ancora avvinte alla zolla avevano una loro vita, una loro filosofia, che l’opera d’arte era il mezzo perché fosse sviscerata e mostrata.

Il mondo di Duilio Cambellotti è il mondo del mito: egli ha vissuto con la sua cultura e la sua anima in mezzo alle figure della tragedia greca, della poesia epica latina, della storia romana e italica, con una pienezza di fede e di gioia che supera quelle che egli possa aver assunte da plaghe della vita e dell’arte moderna.

Scriveva così, Ettore Colzani, sulle pagine dell’Eroica nel 1937 e in poche righe riesce a descrivere la grandezza di quell’artista poliedrico e selvaggio che risponde al nome di Duilio Cambellotti.

È nell’immensità dell’Agro Romano, popolato di miti sacri e riferimenti leggendari, che Cambellotti dipinge il suo, e il nostro, mondo. Lo dipinge nei pagi dove abita quel popolo minuto che il Fascismo vede come ultimo e più genuino depositario delle più belle virtù sociali.
Lo dipinge nella grandezza delle bonifiche, nei tramonti sui campi con pastori avvolti nel mantello ampio come una toga antica e butteri a cavallo che diventano guerrieri, evocatori di età primeve.
Parte tutto da qui, dalla terra, dalla zolla che racchiude in sé il sacro e dal vomere che traccia il solco.

L’antifonario simbolico di Cambellotti diventa espressione di una visione del mondo ben precisa che racchiude i sentimenti di un popolo, quello italico, e il suo divenire storico.
Diventa la rappresentazione di quell’incipit novus ordo che il Fascismo vuole e riesce a mettere in campo.

E allora ecco le Leggende Romane, la Conquista della terra e quei cicli eroici degli uomini della vanga e del solco.
Perché da qui tutto parte, dalla terra e dal vomere che nel simbolo, semplice e perfetto, del Comitato per le scuole dei contadini dell’Agro Romano regge il libro.
Regge la civiltà.

Lorenzo Cafarchio

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