Cartastràccia – Caravaggio
- 21 Dicembre, 2020
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CARTASTRACCIA
Il libraio di Altaforte racconta..
Capitolo 44 – Caravaggio
La Madonna dei pellegrini è immobile nelle cappella di Sant’Agostino e osserva i credenti che accendo ceri e invocano grazie.
Stringe il bambino, nel chiaroscuro della tela, e, limpidi entrambi, attendono le preghiere dei pellegrini.
Sull’uscio della cappella, Caravaggio ripensa alla modella che ha prestato le sue forme alla Madonna del quadro e si chiede se lo stia ancora aspettando nel letto del lupanare dove ha passato la notte.
Ride sornione e se ne va, il Genio, lasciandosi dietro odore di zolfo e puzza di vino
Michelagnolo gli tirò una punta, e nel pesce della coscia feritolo, il diede a morte.
Cade a terra Ranuccio e con un rantolo passa a miglior vita. Scappa l’omicida, lascia il luogo del duello con una condanna a morte che pende sul capo.
Scappa e porta con sé tele, pennelli e colori perché non ha ancora finito, Caravaggio, di dipingere.
La pittura, in fondo, è la sua salvezza in una vita passata tra risse, puttane e galere e rischiarata solo dalla luce che nei suoi quadri diventa viva protagonista.
Un chiaroscuro continuo, una contraddizione vivente che rinasce e si amplifica nei volti delle sue Madonne, pure e bellissime, cui prestano le fattezze le peggiori puttane dei sobborghi romani o nella dolcezza limpida del volto del Bacco che ripaga quello sfregiato di un garzone di bottega pestato poco prima in una rissa.
È un genio, Caravaggio, che si muove di notte ubriaco e armato di spada e pugnale ma con un pennello in tasca per far luce con la pittura sulle ombre e sui demoni che lo soverchiano con sempre maggior forza, fino all’ultimo giorno in cui, dopo l’ennesima rissa, si trascina moribondo sulla spiaggia di Porto d’Ercole.
Qui i suoi resti mortali.
Ovunque, vive e vivide come non mai, le sue tele irrequiete.
Di Lorenzo Cafarchio