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Cartastràccia – Italo Balbo

CARTASTRACCIA

Il libraio di Altaforte racconta..

Capitolo 41 – Italo Balbo

Immaginatevi l’Italia del primo dopoguerra che corre, corre veloce in un fremito fatto di gioia, pazzia e rivoluzione.

Immaginatevi futurismo, fiumanesimo e arditismo che convergono, insieme, nelle ali di 25 idrovolanti che sfilano, vittoriosi, sui cieli dell’Atlantico.

Sono le squadriglie di Italo Balbo che conquistano la Vittoria per l’Italia, stupiscono il mondo, si incastonano sul marmo della Storia.
E lui, l‘Aquila Volante, sorride nel suo completo da aviatore e col suo aereo, tre fasci neri in campo bianco, torna a solcare i cieli e a rapire cuori di fanciulle.

italo balbo - altaforte edizioni

Un bell’alpino, un grande aviatore, un vero rivoluzionario.

Ecco il ritratto di Italo Balbo che racchiude in poche parole tutto lo spirito di quel figlio del secolo.

Aveva sempre sognato i cieli Balbo, fin da quando, lui alpino della Pieve di Cadore, vedeva dalle trincee sfrecciare gli aerei di D’Annunzio, Keller e Baracca.
Come poteva non guardarli ammirato?
Erano eroi, i piloti. Eroi temerari, indisciplinati, guasconi che facevano tremare i cuori delle fanciulle e popolavano la fantasia dei ragazzini con le loro imprese.
Una gilda di cavalieri dell’aria che tutto incarnavano nell’immaginario collettivo: arditismo, futurismo, fiumanesimo.
Di fronte a questo spettacolo, Balbo non poteva, e non voleva, essere semplice spettatore: doveva farne parte. Doveva diventarne il protagonista, il direttore, l’artefice.

Eccolo allora con i suoi idrovolanti a solcare i cieli del mondo, a rendere la Regia Aeronautica il faro di punta dell’aviazione mondiale.
Ecco le grida di giubilo dei sovietici quando con 37 idrovolanti attraversa i cieli di Odessa ed ecco i Sioux americani che lo nominano loro capo, Aquila Volante, dopo la grandiosa impresa della trasvolata atlantica che lo porterà ad atterrare a Chicago tra ali di folla in delirio.

Una vittoria, la vita di Balbo, che incastona ancora una volta il nome d’Italia nel marmo della Storia.
Una vittoria anche nella morte quando a Sedi Azeis i primi soldati giungono sul posto dello schianto.
Pensano, o sperano, che quei rottami avvolti dal fuoco siano di uno degli aerei della RAF che poco prima avevano attaccato la baia di Tobruk. Lo sperano, fino a quando, tra sabbia, cherosene e fumo, non vedono tre fasci neri in campo bianco.

L’ultimo volto di Balbo, Maresciallo dell’Aria, eroe d’Italia, che esce di scena in un bruciare di fiamma che lo rende immortale.

Sulle sponde del lago di Bracciano, nel museo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, riposano gli idrovolanti dei trasvolatori.
Poco lontano, i resti dell’aerostazione del 1938 che collegava Roma a Europa, Africa e Oriente.
Un ricordo lontano, un sogno forse effimero ma chissà, forse a breve vedremo di nuovo gli idrovolanti col tricolore alzarsi dalle acque del lago.

Di Lorenzo Cafarchio

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