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“La Nazione Fatidica” di Adriano Scianca – Leggi l’articolo!

La Nazione Fatidica

di Adriano Scianca

Il libro esamina la storia del concetto di Italia dall’antichità ai giorni nostri, seguendo il filo rosso del «primato nazionale» di tipo culturale, politico e persino sacrale, così come identificato da autori delle più svariate correnti intellettuali nel corso dei secoli. Allo stesso tempo, si ricostruisce la storia del tradimento di tale «primato» e di un’identità nazionale sempre incompleta e problematica. Si affronta, infine, il possibile ruolo dell’Italia di fronte alle sfide globali di oggi, le potenzialità e i limiti del populismo, il contraddittorio rapporto con l’Europa e la ricerca di una sfuggente sovranità.

Buona lettura!

Verde-bianco-rosso

Sono troppi coloro che vorrebbero liquidare il nostro tricolore come simbolo posticcio, addirittura sovversivo per alcuni. Il verde-bianco-rosso fa invece parte della nostra identità da molto prima che l’Italia fosse unificata politicamente ed è simbolo di un’eredità ancestrale che si riverbera nel progetto risorgimentale.

Sventola il tricolore e grida il nome d’Italia.

Se in Germania, Francia e nel resto d’Europa i partiti socialisti sostennero lo sforzo bellico e le proprie nazioni (“Nell’ora del pericolo – si troverà a dichiarare Hugo Hasse – noi non abbandoniamo la patria”), in Italia il partito socialista fu l’unico a non solidarizzare con la patria in guerra, nonostante molti dei suoi militanti dimostrarono genuino amor di patria.
L’atteggiamento della dirigenza socialista, con la caccia al reduce e la candidatura addirittura di alcuni disertori nel dopoguerra, si riverbera nell’ostilità viscerale che la cultura di sinistra esprime tutt’oggi nei confronti della memoria della Grande Guerra.

Fortunatamente, contro revisionismi e atteggiamenti antiitaliani, c’è ancora chi con orgoglio sventola il tricolore e grida il nome d’Italia.

 
la nazione fatidica

Tutto dorme.

C’è chi ha definito l’Italia una terra in cui “tutto dorme”, un paese di rovine schiacciato dall’eco della gloria passata, ormai perduta.


Il Risorgimento punta proprio a questo: risvegliare la virilità del popolo italiano, riportare l’Italia alla vita.
Perché se è vero che se Italia è Esperia, terra del tramonto dove il sole va a morire, essa è anche “il luogo dove il sole, tramontando, si cela, per poi risorgere più potente a nuova vita”.

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Perché Giacomo Leopardi?

Perché Giacomo Leopardi? La risposta ce la fornisce Adriano Scianca ne “La nazione fatidica”.
Leopardi, infatti, ci viene presentato come l’emblema dello struggimento sentimentalistico e di sofferto pessimismo ma la portata politica e sociologica del suo pensiero è di un’attualità devastante. Patria, virtù, eroismo. Questo è quanto traspare dalle sue liriche e dai suoi scritti. La patria, in particolar modo, diventa in Leopardi il vero e unico antidoto all’omologazione universale e, anticipando con acume profetico il dibattito sullo ius soli, scrive:

“quando tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe più cittadini; e quanto cittadino Romano fu lo stesso che cosmopolita, non si amò né Rima né il mondo: l’amor patrio di Roma, divenuto cosmopolita, divenne indifferente, inattivo e nullo: e quando Roma fu lo stesso che il mondo, non fu più patria di nessuno, e i cittadini Romani, avendo per patria il mondo, non ebbero nessuna patri

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Esiste l’Italia?

Esiste l’Italia? È mai esistita l’italia? E gli italiani? Esistono o non sono mai esistiti?
Adriano Scianca, in maniera impeccabile, in questo libro ci ricorda da dove veniamo e di come la nostra nazione, nonostante qualcuno faccia di tutto per negarlo, abbia una storia millenaria. Una storia ricca di poeti, architetti, guerrieri […]. Un popolo che ha sempre saputo rialzarsi da qualsiasi sconfitta tornando ad essere guida ed esempio degli altri popoli europei.

la nazione fatidica

Roma è un patto.

Questi popoli forgiati alla dura scuola del fato e della natura, custodi, all’inizio, della pura religiosità senza orpelli, ovvero di un fuoco acceso in una capanna circolare, accumulano per secoli energia cibilizzatrice finché non subiscono uno scatto culturale, politico e spirituale e passano a un livello superiore, ovvero fondano una città che sin da principio si concepisce come dominatrice.
Roma non è la città di un popolo, bensì di un patto.

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