I CAVALIERI DEL DAI NIPPON
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Francobaldo Chiocci, mezzo secolo di vita professionale vissuta in giro per il mondo come cronista e testimone di ogni tipo di eventi, prima per Il Tempo di Angiolillo e Letta, poi per l’Europeo e Il Giornale di Vittorio Feltri.
Ha diretto i quotidiani La Città poi Gazzetta di Firenze, il Corriere Adriatico e il Giornale del Sud. È stato docente alla Scuola superiore di giornalismo della Luiss, e ha vinto, tra gli altri premi, l’Hemingway per il giornalismo, l’Ucsi- Recoaro alla carriera e il Città di Penne. Tra i suoi libri, Gli affondatori del Cielo (Edizioni del Borghese), Lacrime e bugie per l’India e Padre Pio cent’anni di gratitudine (Volpe editore), Donna Rachele e L’Arpa, la Croce, il Fucile (Ciarrapico editore), Storia di una vittima e Il matto di Dio (I libri del No), L’uomo che salvò Padre Pio (AdnKronos libri), C’era una volta l’inviato speciale (Il Cerchio) e Il mondo di Baldone campanaro (Fotolibri).
Esaurito
Descrizione
I cavalieri del Dai Nippon sono i piloti suicidi kamikaze, le torpedini umane kaiten, gli sbandati zanryusha che si rifiutarono di credere alla sconfitta bellica e continuarono a combattere nella giungla, i giovani colonnelli che tentarono di impedire all’Imperatore l’annuncio della resa, i mistici dell’harakiri e perfino i condannati del processo di Tokyo.
La loro storia, vissuta secondo le norme dell’antico codice d’onore Bushido e illuminata dagli ideali in cui credevano, giusti o sbagliati che fossero, oggi sembra più una tragedia. Invece è una poesia. Una di quelle canzoni di gesta, lontanissime e inverosimili, che rappresentano la stagione mitologica di un popolo. I giapponesi all’inizio del Novecento erano ancora un popolo mitologico: pericoloso perché incendiava l’oceano, ma nobile perché sapeva morire nel suo rogo. Quella terra di dèi che fu il Giappone e quei semidèi che furono i samurai, rivivono in questo libro in un episodio, un’impresa, un commiato, un brano di diario, una lettera, un epigramma consegnato al commilitone prima dell’ultimo volo o al boia prima della penultima dipartita: perché le anime dei guerrieri leali e coraggiosi tornano sempre a Yasukuni, il santuario degli eroi.
Il giapponese è sempre teso a realizzare qualcosa, grande per sé e utile per la società alla quale appartiene. Anche questo sentimento è un prodotto della mentalità feudale e trova religiosamente la sua più alta espressione nella “delega” concessa dalla Dea del Sole al popolo giapponese, incaricato di propagare nel mondo la “Via della Giustizia”.