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Il Primato Nazionale #47

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Numero 47 – agosto 2021

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Descrizione

IL PRIMATO NAZIONALE numero 47

Non è e non sarà mai solo calcio. Come spiega il direttore del Primato Nazionale Adriano Scianca, infatti, «il calcio – persino il calcio attuale, vampirizzato dal politicamente corretto e dagli sponsor – sa ancora essere vettore di una differenza antropologica, di un quid inafferrabile dallo spirito del tempo». Non è un caso che la sinistra – che ha smesso da anni di essere nazional-popolare – non lo sopporti. Perché gli inni, i tricolori, lo spirito di corpo, l’abnegazione, come evidenzia anche Valerio Benedetti, «amplificano e sublimano il senso di appartenenza, trasferiscono la dimensione del conflitto dalla politica (che annoia) e dalla guerra (che terrorizza) al rettangolo verde, agli spalti, al salotto di casa. No, il calcio non è solo business, ma anche asset geopolitico, generatore di senso, catalizzatore di emozioni, fabbrica di sogni, fucina di epopee».

Naturale, insomma, che il calcio alla sinistra non piaccia. E per questo si veda costretta a infiltrarlo con i suoi messaggi politicamente corretti, gli inginocchiamenti e l’elogio (molto razzista) delle squadre multietniche. Salvo poi prendere clamorose topiche, visto che le compagini multirazziali sono finite a sbattere contro il muro monoetnico della Nazionale di Mancini. Un articolo del nutrito focus del Primato Nazionale, infatti, è dedicato proprio al flop di quelle (multi)nazionali tanto incensate dalla sinistra, ma fallimentari proprio sul campo decisivo: il rettangolo verde. È allora assai gustoso rileggere, in un contributo di Eugenio Palazzini, tutte quelle teorie bislacche sulla «diversità» e il «meticciato» che, ahinoi, non hanno retto alla prova della realtà. Molto meglio a questo punto – come suggerisce Massimo Fini in una bella intervista con Fabrizio Vincenti – lasciare l’ideologia fuori dallo stadio. Perlomeno, si evitano figuracce.

Tuttavia, non c’è solo calcio nel nuovo numero del Primato Nazionale. Un numero che viene aperto da un’interessante inchiesta di Francesca Totolo dedicato al «più grande nemico delle donne», e cioè l’immigrazione. Numeri alla mano, in effetti, è evidente come i massicci flussi migratori verso l’Europa abbiano fatto lievitare il numero degli stupri, delle violenze e degli abusi sessuali. Con le femministe che però, com’è ormai diventato consuetudine, si sono ben guardate dal lanciare l’allarme. Nella prima sezione della rivista, inoltre, è segnalare un’intervista, sempre a firma di Vincenti, al filosofo controcorrente Stefano Zecchi, che ai taccuini del Primato ha detto forte e chiaro: «Il 25 aprile? Una esaltazione masochistica collettiva».

Per il resto, il Primato Nazionale è come sempre ricco di analisi e approfondimenti che spaziano dalla politica all’economia, dagli esteri alla letteratura, dalla storia alla filosofia. Una menzione particolare spetta senz’altro a un estratto dell’opera autobiografica di Alain de Benoist, recentemente tradotta in italiano. Poi, ovviamente, largo spazio alla galleria delle rubriche, in cui il Primato ospita le penne più affilate del sovranismo italiano: da Vittorio Sgarbi a Simone Di Stefano, da Caio Mussolini ad Alessandro Meluzzi, per arrivare fino a Matteo Brandi, Marco Scatarzi e tanti altri. Chiude il numero la rubrica delle lettere, curata da Francesco Borgonovo, che risponde (e risponderà) alle domande poste direttamente dai nostri lettori.

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