Teatrino africano

20,00 

di Giancarlo Coccia

Pagine: 268

Il libro:
Il filone hollywoodiano straripa di storie di un’Africa che non esiste più o, forse, non è mai esistita. Agli occhi di un Occidente ingenuo, ancora innamorato dell’idea del buon selvaggio incorrotto e incorruttibile, il continente africano continua ad essere una terra di romantiche avventure e anime candide sullo sfondo di un paradiso naturale.
Ma è davvero così? Giancarlo Coccia ci mostra un’altra Africa, quella cruda, violenta, impenetrabile anche a chi, innamorato non corrisposto, a questa terra ha dedicato tutta la sua vita.
Un quadro disincantato raccontato da un palcoscenico su cui si muovono, attori loro malgrado, figure come quella della mamibi trevigiana Kuki Gallmann, di Robert Ruak, Almerigo Grilz o, ancora, Matzangainisse, Giulio Andreotti e tanti altri. Sullo sfondo, come una scenografia, le guerre civili, le lotte per il potere e gli spazi infiniti di un’Africa mai raccontata, sporca del sangue di chi qui ha trovato la fine del suo trilho, il suo sentiero, ma ancora con tanto, troppo da raccontare.

La prefazione:
L’Africa e gli africani di Giancarlo, come a suo tempo quelli del regista Gualtiero Iacopetti, sono mondi e uomini affascinanti, ma diversi. Luoghi ed esseri con cui è possibile misurarsi, ma non sempre convivere. Uomini e posti in cui la voglia di capire, comprendere e spiegare si deve fermare per accettare la natura di una realtà ferina e crudele, ironica e grottesca. I racconti di questo libro, frutto non dalla fantasia ma della vita avventurosa, sfrontata e, a tratti, esagerata, di Giancarlo, sono la traccia migliore per capirlo.
Nell’Africa di Giancarlo Coccia il leader dell’Unita Jonas Savimbi ama chiamare «fratelli negri» i propri simili compiacendosi di usare un termine bandito, già negli anni Ottanta, dai vocabolari di un Occidente pervaso da sensi di colpa ormai non solo storici, ma anche linguistici.