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Cartàstraccia – Léon Degrelle

CARTASTRACCIA

Il libraio di Altaforte racconta..

Capitolo 10 – Léon Degrelle

La rivoluzione passa anche dai fumetti, in particolar modo dalle bandes dessinées create dalla matita del belga Hergé.
È il 1929 ed esce, sulle pagine de Le Petit Vingtie’me, Tintin nel Paese dei Soviet.
Semplice, irriverente, profondamente anti-comunista.
Tanto basta per accusare il reporter dal ciuffo rosso e il suo fedelissimo cagnolino Milou di fascismo.
Sciocchezze, direte. Eppure…
Eppure nel 1992 viene pubblicato un volumetto, “Tintin, mon ami” in cui si afferma che Hergé, quando ancora portava il nome di Georges Rémi, si era ispirato proprio all’autore, ex scout e collega nella redazione del quotidiano cattolico Le Vingtième Siècle, per la figura di Tintin.
L’autore di questo volumetto altri non era che Léon Degrelle e a noi, in assenza di smentita ufficiale da parte del padre di Tintin, piace pensare che sia veramente così.

Leon degrelle - Altaforte Edizioni

La rivoluzione passa da anche dai fumetti.

Ci sono tanti modi per trasmettere idee e valori, la carta stampata è uno di questi. Ci si aspetta di trovare nei saggi, nei romanzi e nei poemi la trascrizione delle nostre emozioni, di quello che sentiamo ogni volta che ci affacciamo al mondo. Un’immagine, insomma, del nostro agire o di quello che vorremmo che fosse, almeno idealmente.
Forse ci si aspetta un po’ meno di trovarli nei fumetti perché sembrano quei figli minori della letteratura, più frivoli che seri. Eppure c’è chi, attraverso la “letteratura disegnata”, come la definiva Hugo Pratt, è stato in grado di trasmettere.

Facciamo un salto indietro nel tempo fino al 1929. Siamo in Belgio e, sulle pagine de Le Petit Vingtie’me, esce la prima avventura di un personaggio destinato a diventare uno dei più celebri del mondo fumettistico: il giovane reporter Tintin, insieme al fedele cagnolini Milou.

Giovane, con quel ciuffo arancio sbarazzino, irriverente ma coraggioso, sempre pronto a lanciarsi oltre il limite per gli amici, per i compagni di avventura, per un puro spirito di abnegazione e di giustizia. Di dono di sé
Perché la felicità esiste solo nel dono, nel dono completo; il suo disinteresse gli conferisce sapori d’eternità, scriveva qualcuno.
Ed ecco che vediamo Tintin partire per il Tibet per salvare l’amico Chang Chong-Chen, precipitato sull’Himalaya. Eccolo poi lanciarsi, insieme al Capitano Haddock, in una folle corsa per raggiungere un meteorite caduto in mare o per scoprire un’antica città Inca. Tutto all’insegna della lealtà, del coraggio, della sfida contro il limite imposto da altri.
Resisti. Stringi i denti. Fai tacere il cuore. Non pensare che alla vetta! Sali!
Tintin sale, continuamente, e trasmette.


Lo stesso fa l’autore di quelle parole che così bene sembrano calzare alla figura del giovane reporter nato dalla penna di Hergé.
E in effetti non si può dire che abbia mai smesso di scalare vette, Léon Degrelle.
Lui, così simile a Tintin che si inizia a sospettare che Hergé, al secolo Georges Rémi, si sia ispirato proprio alla figura del futuro fondatore di Rex.
Del resto lavoravano insieme, Hergé non ha mai smentito e Degrelle si divertiva parecchio dell’isteria liberaldemocratica che aveva iniziato ad accusare Tintin di fascismo e anticomunismo.


Tintin, mon ami scriverà Degrelle. E a noi piace pensare che sia così.

Lorenzo Cafarchio

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