Cartastràccia – Il Perseo di Cellini
- 20 Ottobre, 2020
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CARTASTRACCIA
Il libraio di Altaforte racconta..
Capitolo 36 – Il mito di Perseo
È bello il Perseo di Benvenuto Cellini ed è perfetto nell’armonia del corpo bronzeo che, nudo, regge la testa della Medusa.
Per raggiungere tanta perfezione, tanta leggerezza Cellini dovette faticare parecchio. Si dice che, in preda alle febbri e col fuoco della fornace basso a causa di un temporale, lo scultore quasi incendiò la bottega, gettando tra le fiamme sedie, stoviglie e suppellettili pur di portare a termine l’opera.
Dalla pesantezza delle febbri nasce infine la bellezza, proprio come dal sangue di Medusa il Pegaso alato e i coralli con cui si adornano le ninfe.
E alla fine eccolo lì, il Perseo, simbolo di leggerezza che sembra quasi sul punto di lasciare il suo piedistallo in Piazza della Signoria per spiccare il volo e affidarsi a nuvole e venti.
Il mito non è un abbellimento, scrive Spengler, è generatore di storia.
È vivo, il mito, e rappresenta quanto c’è di più intimo, ancestrale e fecondo in una comunità.
È uno scrigno di sogno e valori che si fanno destino e realtà concreta.
Insegna, ricorda, trasmuta.
Lo sappiamo noi e lo sa anche chi, da sempre, cerca di distruggere le fondamenta dei popoli, il loro senso del sacro, la loro appartenenza a un binomio indissolubile fatto di sangue e terra.
Succede allora che in una piazza a New York compaia una statua di Medusa con in mano la testa decapitata di Perseo.
Si ribalta il mito e con esso i valori che rappresenta: l’eroe diventa mostro e il mostro, eroe.
Invece della leggerezza e della bellezza, si esaltano pesantezza e bruttezza.
Perché tutto ruota intorno a questi due concetti: quello dell’eroe che è leggero e, non per caso, sempre nudo perché altro non ha bisogno se non della spada e dello scudo, e quello del mostro che è pesante e orribile a vedersi.
Si trascina Medusa, mentre Perseo vola e si affida a nuvole e venti.
È pesante, come questa società che abbruttisce e prova a spezzare ogni legame con il divino, e pietrifica con lo sguardo anche da morta, tanto è carica di odio e rancore.
Una dicotomia che non cade neanche quando l’eroe ne recide la testa: Perseo continua ad essere leggero, καλός κἀγαθός, come cantano i greci, ed è bellissima l’immagine delle Metamorfosi di Ovidio in cui, prima di riporre a testa la testa mozzata della gorgone, prepara la terra, usando uno strato di foglie e rami marini per rendere il terreno su cui adagiarla più soffice e morbido. Un atto di gentilezza nei confronti del mostro, un gesto, ancora, di leggerezza.
Questo ci insegna il mito. Ad essere eroici e per questo belli e leggeri.
A non farci trascinare giù da chi trova i suoi dis-valori in un mostro carico di ruggine e livore.
Noi, al contrario del nemico, dobbiamo sempre avere la natura come solco, l’eccellenza come fine, la bellezza come orizzonte.
Non facciamoci appesantire.
Lorenzo Cafarchio